Riguardo all'attualità politica, la redazione di PoliticaNews.it ha intervistato in esclusiva Umberto Buratti, esponente quota Pd.

L'avvento di Draghi era oggettivamente l'unica scelta possibile in campo?

"La crisi politica, determinata dalla scelta di Matteo Renzi e Italia Viva di non sostenere più un governo nel perimetro della maggioranza che aveva appoggiato il secondo esecutivo Conte, ha prodotto un pericoloso avvitamento che rischiava di condurre il Paese a una drammatica crisi di sistema. Ricordo che questo Parlamento è frutto delle elezioni del 2018 che hanno determinato un profondo scossone nel quadro politico: all'orizzonte, dunque, caduta l'opzione del Conte ter, non mi sembra vi fosse la possibilità di costruire altre maggioranze ampie a solide, oltre quelle fino ad oggi esperite, che potessero gestire una fase così complessa. Non c'erano, in questo senso, strade alternative percorribili nell'attuale quadro. Quindi, l'appello del Presidente Mattarella a tutte le forze politiche per sostenere un governo di alto profilo a guida Draghi, uno degli italiani più autorevoli e apprezzati all'estero, era l'unica via rimasta per non consegnare il Paese a una dannosissima instabilità. Nessuno può negare la levatura e le capacità di Mario Draghi che sono tali da aver fatto convergere quasi tutto l'arco parlamentare sul sostegno al suo governo".

Intravede analogie tra il 2011 e quanto accaduto nelle ultime settimane, con la staffetta Conte-Draghi?

"Non vedo alcuna analogia con il 2011 e con il governo che si insediò per evitare il default dell'Italia. Il governo Draghi sarà molto diverso da quello Monti, in primo luogo, perché le circostanze storiche attuali sono assai differenti da quelle del 2011: ricordo che nei giorni dell'insediamento di Monti, l'Italia aveva addirittura un problema di reperimento di liquidità sui mercati con lo spread sopra i 500 punti base. Il governo di alto profilo, auspico tecnico politico guidato da Draghi, non avrebbe come compito principale quello di avviare una fase di consolidamento fiscale ma, piuttosto, il contrario. La crisi pandemica, infatti, impone di spendere di più, non di fare austerity e tagli. Ma bisogna spendere bene, il "debito buono" tanto richiamato in questi giorni, e in modo efficiente perché da questo dipenderà nei prossimi anni la sostenibilità del nostro debito pubblico e la tenuta finanziaria del Paese. La stagione attuale, dunque, sarà inevitabilmente segnata da deficit più generosi rispetto al passato; tutto il contrario rispetto alle manovre “lacrime e sangue” realizzate da Monti e necessarie per evitare la bancaotta dell'Italia. Quindi saremo chiamati a fare investimenti che dovranno essere ad alto rendimento e cioé produrre una crescita di lungo periodo. Non è un caso che quasi tutte le forze politiche abbiano manifestato l'intenzione di sostenere il governo. Gli interventi necessari sono principalmente due: la definizione del piano vaccinale e la riscrittura del Recovery Plan che, per essere davvero efficace, dovrà prevedere delle riforme strutturali che il Parlamento sarà chiamato a varare e che riguardano principalemente la pubblica amministrazione, la giustizia civile e il fisco".

Teme ripercussioni in ottica sondaggi?

"In questo momento, credo che le forze responsabili del Paese -e annovero il Pd tra queste per sua vocazione storica- devono concorrere alla nascita di un governo da cui dipenderà il futuro dell'Italia. Sono convinto che, se il governo -come sono certo- svolgerà bene il compito cui è chiamato, non vi saranno impatti significativi sull'orientamento dell'elettorato che, anzi, potrà riacquistare fiducia nella politica e nelle istituzioni. Forse, chi potrà beneficiare di più del nuovo assetto sarà la Lega che ha abbandonato -per opportunismo- la vocazione anti-Ue e sovranista per sposare una linea decisamente più ragionevole e corretta. Credo che una volta chiusa questa esperienza, che mi auguro duri fino al 2023, le forze politiche si misureranno ritornando nel normale alveo della contrapposizione politica ma con una differenza non da poco: la normalizzazione del maggior partito di centrodestra. Questo mi pare oggettivamente un dato positivo per la democrazia italiana e l'alternanza. Avere a che fare con una destra liberale, moderata e europea non può che fare bene al Paese. Ma aggiungo un elemento in più che mi sembra il più importante: con questa esperienza, infatti, si potrebbe chiudere la stagione della continua e sterile litigiosità, degli slogan vuoti, della demonizzazione dell'avversario per aprire quella del dialogo e del rispetto dell'avversario nello spirito indicato dai Padri Costituenti. Questo è il miglior viatico per un costruire un diverso e duraturo metodo di confronto tra destra e sinistra che si fondi su un linguaggio pubblico degno di questo nome. Sono trascorsi quasi tre anni dalle elezioni che consegnarono il Paese ai populisti. L'Italia sta entrando in una nuova fase che ritengo potrà dare un contributo decisivo ad un approccio politico più maturo, consapevole e utile al Paese".

Sezione: Esclusive / Data: Mer 10 febbraio 2021 alle 13:30
Autore: Luca Cavallero
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