Al via nella giornata di domani gli Stati Generali dell'Economia, fortemente caldeggiati dal premier Giuseppe Conte.

All'interno della maggioranza le fibrillazioni non sarebbero state poche. In tale scenario, la direzione nazionale di lunedì del Partito Democratico ha partorito una linea ben precisa, dettata dal segretario Nicola Zingaretti: è necessario un cambio di passo, all'insegna di una visione comune.

Riguardo a ciò, la redazione di PoliticaNews.it ha intervistato in esclusiva Enrico Borghi, deputato piemontese Pd.

Onorevole Borghi, qual è la vostra valutazione degli Stati Generali dell'Economia? Non tutte le componenti del Pd convergevano nella medesima direzione. Zingaretti stesso pare aver indicato una linea ben esplicita.

"Partiamo subito con dati concreti: gli indici ci dicono che il Pil oscillerà in una media percentuale compresa tra 15 e 20%: stiamo parlando di una crisi senza precedenti, per certi aspetti paragonabile a Wall Street e ai due conflitti bellici. Dobbiamo dire anche che il Pd è stato fondamentale per la svolta che ha contraddistinto l'Ue, dopo un primo breve periodo di titubanza. Fino a qualche mese fa sarebbe stato impensabile: nel Conte I l'Italia era completamente isolata in Europa, vicina soltanto ad Ungheria e Polonia. Questi fondi che arriveranno dovranno essere investiti per attuare riforme strutturali monodirezionali: non possiamo più aspettare. L'Italia non può rimanere fanalino di coda, all'insegna di una crescita zero".

E a proposito di programmi riformisti: come giudica il piano proposto da Vittorio Colao?

"Giusto ascoltare tutti e trarre le conclusioni. I luoghi di discussione però sono quelli istituzionali: gli strumenti decisionali ci sono. La politica deve risultare centrale in questa fase: non è emerso nessun Messia; conosciamo bene la natura di certi problemi ed è nel nostro interesse risolverli, avvalendoci degli strumenti istituzionali e delle sedi opportune: Camera, Senato e Commissioni".

Secondo alcune indiscrezioni in "orbita Conte" pare che il premier si stia iniziando a guardare concretamente alle spalle, preoccupato del fatto che qualche pezzo di establishment remi contro il governo, caldeggiandone la caduta.

"A me risulta che queste indiscrezioni siano state smentite. In ogni caso, se posso dare un consiglio al Presidente del Consiglio, eviti di confondere la politica con la comunicazione: noi non ascoltiamo indiscrezioni, gossip e veline varie. Abbiamo proposte concrete e le mettiamo sul tavolo. La nostra prerogativa è dare una visione al paese, entro una prospettiva ben precisa. Rendiamoci conto che senza il Pd al governo sarebbe dilagato un populismo a dir poco sfrangiato: i giochi di società non fanno per noi".

A distanza di tre mesi che spiegazione si è dato in merito alla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana? Colpa del governo o di Regione Lombardia?

"Questo deve giudicarlo la magistratura, non entro nel merito specifico di chi è o non è la colpa. Quello che possiamo dire però è che c'è troppa confusione istituzionale: tutti possono fare tutto e al contempo niente. C'è una sovrapposizione netta di interessi istituzionali: lo sport sembra quello di de-responsabilizzarsi, anzichè il contrario. Questi però sono temi pre-Covid, addirittura antecedenti a questa legislatura: con il referendum del 4 dicembre 2016 si è bloccato tutto quanto un processo di riforme che andava ad incidere su Titolo V e che toccava queste questioni nello specifico. E' una discussione che vale sicuramente la pena riprendere e approfondire".

Cosa ribatte a chi vi accusa di aprire tutto prima delle scuole?

"Che è giusto cautelare in primis i nostri figli, il nostro bene più prezioso. Guardiamo che cosa è successo negli ultimi tre mesi: negli Usa per esempio i morti dilagavano per le strade, non era possibile nemmeno trasportare in tempo i malati in ospedale...".

Lei è piemontese e Regione Piemonte è la seconda in Italia per numero di contagi: che cosa è accaduto?

"Semplice: Regione Piemonte ha copiato la Lombardia. Se avesse tratto spunto per esempio dall'Emilia Romagna o dal Veneto il risultato sarebbe stato totalmente diverso. Nella giunta e nel sistema piemontese instauratosi con le scorse elezioni dilaga un vuoto di visione completo. Ai primi di marzo il problema era evidente, ma che cosa si è fatto? Si è agito come in Lombardia, con un'ospedalizzazione di massa, quando era evidente che la formula giusta fosse una pronta e puntuale medicina territoriale. Ma le dirò di più: era uno scaricamento di responsabilità continuo. L'assessore Icardi scaricava le responsabilità su Raviolo, il quale a sua volta le attribuiva alla Protezione Civile. Per mesi, in Piemonte non si è capito chi detenesse davvero e concretamente l'autorità decisionale".

Sempre in tema amministrativo in orbita Pd può considerarsi concretamente in piedi la possibilità di sostenere congiuntamente con il M5S Appendino?

"Assolutamente no, è un'ipotesi che non è mai stata sul piatto. Il Pd ha un proprio progetto e lo porterà avanti, esprimendo un suo candidato. Tra l'altro mi pare che nemmeno l'Appendino sia interessata, nell'eventualità"

Sezione: Esclusive / Data: Ven 12 giugno 2020 alle 10:38
Autore: Luca Cavallero
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