Le regionali e il referendum costituiscono uno spartiacque decisivo in orbita Partito Democratico.

Secondo indiscrezioni, la Segreteria Zingaretti si giocherebbe buona parte della sua affermazione all'interno della compagine.

In merito ai due appuntamenti cruciali, la redazione di PoliticaNews.it ha intervistato in esclusiva Enrico Borghi, deputato Dem.

Cominciamo subito dal referendum. Il Sì del PD affonda le proprie radici nel campo dell'ideologia, oppure in logiche di tutela della tenuta della maggioranza a sostegno di Conte?

"No, è un sì dettato dalla coerenza con l'iter dei lavori che si sono svolti in parlamento. La politica deve cambiare: non può essere sempre sostenere una posizione e poi cambiarla per convenienza. Il sì al referendum rappresenta il primo passo verso una stagione riformatrice dalle prospettive rigogliose. Quelle riforme istituzionali, tanto millantante anche da alcune che votano no, troverebbero sbocco soltanto partendo dal votare sì. Ci tengo poi a precisare un concetto".

Prego.

"Non condiviso tanto i connotati populisti dei toni di certi sostenitori del sì, così come quelli di coloro che voteranno no. Sorprende poi che chi ha votato sì al referendum costituzionale del 2016, oggi - a distanza di soli quattro anni - vada a votare no".

Ritiene che, in caso di pesante sconfitta alle regionali, all'interno del Pd siano maturi i tempi per riflessioni approfondite in merito all'operato dell'attuale segreteria?

"So dove vuole arrivare: al tema alleanze. Io sostengo che le alleanze non possono essere soltanto una mera somma di percentuali di rispettivi consensi, ma debbano avere una loro logica e forma organica. E' un percorso lungo, che richiede del tempo: non possono nascere dall'oggi al domani".

Secondo i sondaggi, il centrosinistra sarebbe accreditato a vincere soltanto in Toscana e in Campania...

"Credo poco ai pronostici: io non credo, oggettivamente, in un risultato così devastante come alcuni - vedo - si stanno prodigando a tracciare. Diciamo piuttosto che, indipendentemente dall'esito, il Pd deve aprire una fase riformista. Noi siamo una forza di governo, con proposte ben precise: riforma dei contratti di lavoro, prestare ascolto alle istanze del paese e trasformare il debito devono essere prerogative totali".

Sostiene che le alleanze debbano avere una loro coerenza e, soprattutto, debbano essere caratterizzata da un percorso preciso alle spalle: ritiene che a Roma e a Torino vi siano i presupposti per correre insieme ai 5 Stelle? Si vota nel 2021 e un anno di tempo ci sarebbe...

"Appendino e Raggi appartengono ad una stagione superata del Movimento 5 Stelle, totalmente antitetica al Pd. Con noi sono incompatibili".

Sezione: Esclusive / Data: Mar 15 settembre 2020 alle 13:30
Autore: Luca Cavallero
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