Riguardo all'attualità politica, la redazione di PoliticaNews.it ha intervistato in esclusiva Corrado Bidoia, esponente quota Più Europa.

Come giudica il Trattato del Quirinale, recentemente stipulato da Italia e Francia?

"ll trattato del Quirinale tra Francia e Italia ci lascia due conferme: l'Italia si è definitivamente convinta che i suoi interessi coincidono con quelli dei maggiori partner europei, e la Francia ha definitivamente capito che gli interessi europei coincidono con quelli italiani. Non è tuttavia un caso che questo avvicinamento sia avvenuto durante il cambio della guardia tedesco".

Ossia?

"La Germania ha sempre accettato con riluttanza la sua posizione di guida e riferimento dell'Europa, e solo la statura politica di Angela Merkel ha consentito al suo paese di accettare una pur timida presa di responsabilità. Nel futuro prossimo non è dato sapere se il nuovo governo di Berlino manterrà la barra a dritta, e poichè in geopolitica i vuoti di potere non rimangono mai tali molto a lungo, la Francia e l'Italia hanno lanciato un inequivocabile segnale di continuità, a ribadire che il cuore produttivo dell'Europa non ha intenzione di tornare alla stagione delle forze centrifughe e delle rivalità di cortile".

Cosa significa ciò al tempo stesso?

"Al tempo stesso, il trattato è un ulteriore ammonimento circa l'inadeguatezza dell'architettura istituzionale europea: se l'accordo bilaterale è ancora lo strumento con cui si prendono i maggiori accordi economici e di cooperazione militare, significa che l'Unione non è ancora pienamente la vera casa della politica europea".

Qual è il suo punto di vista in merito al Super Green Pass?

".Il super green pass non è altro che un obbligo vaccinale in cui lo stato delega l'onere del controllo ai cittadini stessi, conscio che il controllo capillare va oltre le sue possibilità. Concettualmente, non è molto diverso da ciò che un barista già si trova a fare quando chiede un documento per accertarsi che il cliente che ha ordinato degli alcolici sia maggiorenne. Questa escalation in senso sempre più stringente delle regole non ha bisogno di essere spiegata: per negarne l'utilità, serve necessariamente negare l'esistenza del virus, sottovalutarne la pericolosità o sostenere l'inefficacia del vaccino: per schierarsi su tali posizioni, naturalmente serve giudicare inaffidabili i dati aggregati raccolti in tutto il mondo oppure, scenario più plausibile, non essere in grado di interpretarli. Se si "crede" (o meglio si prende atto) che il virus esiste, è pericoloso ed è contenuto in qualche modo dai vaccini, la questione diventa estremamente semplice: c'è un problema e c'è una soluzione, e la soluzione ha finora portato con sè aperture, lavoro, dignità. Lo stato non può essere tanto drastico da dire che chi non fa parte della soluzione fa parte del problema, ma può molto diplomaticamente indicare chi fa parte della soluzione, e premiarlo di conseguenza. Rispetto a quando balzavamo da un albero all'altro, noi esseri umani ci siamo dati delle istituzioni per risolvere i problemi complessi: per esempio, abbiamo una corte costituzionale che decide quando una norma viola la costituzione oppure no, e abbiamo un'agenzia del farmaco che ci dice quando una medicina è sicura ed efficace. Le istituzioni sono tutto fuorchè perfette, ma sono infinitamente più attendibili di quanto noi non addetti ai lavori potremmo mai essere. Chi si appella alla democrazia non deve disperare: essa farà il suo corso nei luoghi previsti: non nelle strade, ma nelle urne. Non con urla e striscioni, ma con una potentissima matita, come è recentemtente accaduto in Svizzera. Non sarebbe la prima volta che le grandi urla di piazza si sono tradotte poi in percentuali elettorali omeopatiche".

Sezione: Esclusive / Data: Ven 03 dicembre 2021 alle 10:30
Autore: Luca Cavallero
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