Di Alessandra Broglia

Una presentazione romana sobria e partecipata, per il libro di Antonio Matarrese, ricordato come figura di spicco, nell’Italia degli ultimi decenni, capace di distinguersi e lasciare il segno negli incarichi ricoperti e mai dimenticati, tra potere, calcio e politica. Simpaticamente salutato da molti come Tonino, ha dimostrato disponibilità anche nel raccontarsi in sala. E adesso parlo io, edito da Cairo, riporta il lettore in un lento crescendo, tra aneddoti e momenti emblematici, tra belle o tristi vicende di decenni vissuti pienamente, lasciando lo spunto per riflettere tra i poteri odierni e le metodiche adottate. Uno spaccato di vita per le nuove generazioni, per non dimenticare l’umiltà, la forza di volontà e i sacrifici dello scorrere dell’esistenza. Un titolo che può sembrare irruente, con al suo interno tanti capitoli di un viaggio capace di rendere nostalgici o curiosi di un passato così prossimo, nominando Andreotti, Moro e Cossiga, triade simbolo in un’Italia di rinascita, nella quale è inevitabile porsi interrogativi riflettendo su tanti politici di oggi. Un pensiero verso Paolo Rossi, la sua testimonianza sulla strage di Bruxelles, presso lo stadio Heysel, per non dimenticare, affinché tra le nuove generazioni prevalgano i valori del rispetto e della non violenza. Il Milan e la rinascita con il connubio Berlusconi-Galliani, il mondiale di Baggio e la proposta di convertirsi al buddhismo. Pagine dalle quale trapelano tanti aneddoti divertenti ed amari, uniti a tanta umanità, come la coscienziosa perplessità, nel ritrovarsi ad essere deputato, presidente del Bari e della Lega.

Tante le personalità presenti che ci sembra doveroso elencare: Marco Tardelli, Franco Carraro, Claudio Lotito, il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli e della Lega di Serie A, Lorenzo Casini, nonché Gabriele Gravina della FIGC. Il numero uno del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli, il presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli, insieme a Giancarlo Abete per la Lega Nazionale Dilettanti. I professori Pino Capua, Andrea Ferretti, Carlo Tranquilli e Paolo Zeppilli; i giornalisti Amedeo Goria, Valerio Piccioni e Tonino Raffa, la scrittrice Luigia Casertano e Lino Banfi. All’incontro, dopo i saluti di rito del padrone di casa Giovanni Malagò, si sono alternati Filippo Corsini, vicecaporedattore di Rai Sport e conduttore di “Tutto il calcio minuto per minuto” insieme ad Antonio Matarrese e il coautore Alberto Cerruti, tra le firme di punta della Gazzetta dello Sport, per oltre trent’anni, vicino alla Nazionale di calcio, nonché inviato per sette Europei e otto Campionati del mondo, inclusi il 1982 e il 2006, nei quali l’Italia ne uscì vincitrice.

Di fronte a un Salone così ricco Matarrese si è definito: “Rattristato dal momento che sta vivendo il calcio italiano, constato che in questo mondo non ci sentiamo felici”.

Cerruti ha iniziato ricordando il primo incontro con lui: “Lo vidi per la prima volta, da inviato, durante i mondiali di Spagna del ’82”; ma siamo riusciti ad approfondire con qualche domanda.

Com’è nata l’idea del libro, domanda scontata? Ma per una firma di punta di un quotidiano come la Gazzetta, e un personaggio come Antonio Matarrese, quale migliore connubio?

È stata un’idea del presidente, che mi conosceva, mi ha chiesto di scrivere questo libro, per raccontare la storia della sua vita, non soltanto di calcio ma anche della famiglia. All’inizio ho accettato con perplessità, poiché sono pigro, ho tante cose da fare e devo dire che sono stato travolto dal suo entusiasmo e alla fine sono stato contento perché è un’occasione per rivedere tanti amici, nonché tante persone che stimo e per parlare anche con voi.

In questi anni il mondo del calcio è molto cambiato: quale giudizio ti senti di dare, con la tua esperienza?

Il mondo è cambiato, come anche quello del calcio, è facile rimpiangere, credo che tutti per certi versi vorremmo tornare indietro ai bei ricordi, però dico che bisogna essere realisti e cercare di prendere il positivo di quello che c’è oggi, senza dimenticare il passato perché tante esperienze di ieri, anche dello stesso Antonio Matarrese devono servire per il futuro; quindi trovare un giusto equilibrio, come dovrebbe essere nella vita tra il passato e il futuro.

Per quanto riguarda i settori giovanili avresti magari una ricetta su come tornare a valorizzarli; poiché magari si pensa solo ai possibili guadagni futuri e nient’altro.

Non ho ricette e credo che tutto dipenda dalle famiglie, dalla scuola e quindi non possiamo imporre nulla. L’esempio deve venire dai genitori e dagli insegnanti e perciò è determinante far capire ai ragazzi l’importanza del sacrificio e dello sport stesso, che aiuta a stare bene fisicamente e di conseguenza mentalmente. Lo sport è fondamentale a tutte le età, perché quando si è giovani rende forti, quando si è meno giovani aiuta a mantenersi giovani.

Questo libro suscita tanta emozione, e il merito va ad entrambi, perché con il vostro crescendo narrativo, siete stati capaci anche di narrare, coinvolgendo il lettore, nel ricordo di tanti anni di politica italiana. Potrebbe essere un modo per far riscoprire i valori del buon vivere, insieme a quelli dello sport?

Il merito è di Antonio Matarrese, perché è lui il protagonista, io sono come un giocatore che dà la palla al centravanti e poi segna. Questo libro può aiutare anche i giovani a capire come è stato il mondo fino a qualche anno fa e può far capire che tanto di quello che appartiene al passato non è vecchio, non è da buttare via ma fa parte del mondo attuale e quindi credo che sia un modo per capire cosa è stato il calcio, il mondo di Antonio Matarrese e come potrebbe essere il futuro, scegliendo le cose migliori del passato; non buttare via tutto, scegliere il meglio del passato che può aiutare per il futuro.

Com’è nata l’idea del libro, domanda scontata? Ma una firma di punta per un quotidiano come la Gazzetta, Ma per un personaggio come Antonio Matarrese, quale migliore connubio?

È stata un’idea del presidente Matarrese, che mi conosceva, mi ha chiesto di scrivere questo libro, per raccontare la storia della sua vita, non soltanto di calcio ma anche della famiglia. All’inizio ho accettato con perplessità, poiché sono pigro, ho tante cose da fare e devo dire che sono stato travolto dal suo entusiasmo e alla fine sono stato contento perché è un’occasione per rivedere tanti amici, nonché tante persone che stimo e per parlare anche con voi.

© foto di Alessandra Broglia - Politicanews
© foto di Alessandra Broglia - Politicanews
© foto di Alessandra Broglia - Politicanews
Sezione: Esclusive / Data: Mar 05 luglio 2022 alle 13:40
Autore: Redazione PN
vedi letture
Print