"Stavolta la montagna non è riuscita a partorire neppure il classico topolino. Ci riferiamo al testo di legge sul diritto di associazione sindacale per i militari licenziato dal Senato il 27 e 28 ottobre scorsi. Un testo ancor più limitativo di quello precedentemente approvato alla Camera dei deputati. Un testo in controtendenza rispetto alla sentenza della Corte Costituzionale che a suo tempo rese possibile la formazione di autentici sindacati nelle Forze armate. In poche parole, ha trionfato la diffidenza nei confronti delle forme di organizzazione sindacale per le forze militari e l’indifferenza nei confronti dei dipendenti in divisa. A costoro non è di fatto riconosciuto lo status di lavoratore.

Peggio di così non poteva andare. Lo si evince chiaramente da numerosi passaggi del disegno di legge. Tra i più controversi registriamo:

l’ingerenza permanente dell’autonomia sindacale tramite un controllo triennale del Ministero della difesa sugli statuti delle stesse associazioni sindacali;

il divieto di tenere rapporti di carattere organizzativo e convenzionale con associazioni sindacali diverse da quelle costituite tra militari;

l’esclusione dei sindacati militari dal tavolo per il rinnovo contrattuale aperto in queste settimane presso il Ministero della Pubblica Amministrazione.

La ratio di questi e altri punti del disegno di legge è molto semplice: separare i dipendenti delle Forze Armate dal resto mondo del lavoro. La politica e la tradizione hanno insomma paura dei processi di democratizzazione. E giustificano tale atteggiamento con la pretesa di neutralità e coesione interna delle Forze Armate.

Abbarbicati a una cultura superata, i decisori politici e i tradizionalisti non si rendono conto che sono proprio i sindacati a garantire la neutralità e la coesione perché sviluppano il dibatto negoziale e il confronto, permettono la libera espressione delle opinioni e l’esigenza dei diritti. Si tratta di meccanismi che migliorano le qualità degli individui, permettono di sviluppare la democrazia dentro il mondo e costituiscono un argine ai tentativi corporativi.  

Senza farla troppo lunga, respingiamo con forza la proposta uscita dal Senato e come UIL saremo a fianco delle iniziative volte alla democratizzazione delle Forze Armate. È una battaglia di civiltà, è una battaglia per i diritti dei lavoratori in divisa".

Così in una nota Benedetto Attili, Tesoriere confederale UIL,

Sezione: Economia / Data: Gio 18 novembre 2021 alle 21:40
Autore: Redazione PN
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