I risultati che arrivano dall’Inghilterra sono “una prova molto chiara che i vaccini funzionano ed è importante per il controllo di questa pandemia far sì che il maggior numero di persone sia vaccinato nel breve periodo. Quello che è interessante è che iniziano ad esserci i primi dati sull’efficacia in vita reale dei vaccini. La settimana scorsa è stato pubblicato un dato molto importante, quello sulla protezione dalle ospedalizzazioni in Scozia su oltre mezzo milione di scozzesi vaccinati: il vaccino di AstraZeneca ha una riduzione delle ospedalizzazioni del 95%. A breve aspettiamo gli stessi dati per l’Inghilterra”.

“Ema ha fatto un lavoro eccezionale aprendo la rolling review, quello che compete a me è dire che dobbiamo attenerci alle istruzioni delle agenzie regolatorie, ovviamente la comunità scientifica, insieme alle autorità regolatorie nazionali, può decidere quello che considera più opportuno. In Inghilterra è stata presa questa decisione: dai dati preliminari della Scozia sembra che questa strategia funzioni”. Così a Buongiorno, su Sky TG24, Lorenzo Wittum, amministratore delegato di AstraZeneca Italia, parlando della possibilità di utilizzare una sola dose di vaccino AstraZeneca.

“Le agenzie regolatorie – ha spiegato - dicono che sono necessarie due dosi. Nel nostro caso più del 40% dei soggetti dello studio clinico ha preso la seconda dose dopo otto settimane. Nel caso di AstraZeneca quindi c’è la possibilità di spaziare l’intervallo di somministrazione fra prima e seconda dose fino a 12 settimane. Intervallare fino a tre mesi è una reale possibilità.

“Abbiamo iniziato lo studio clinico di fase tre alla fine di maggio- ha aggiunto ancora -. Lo studio inizialmente era con una dose. Alla metà di luglio, quando abbiamo visto i risultati di efficacia preliminari della fase due, abbiamo visto che c’era una protezione maggiore somministrando una seconda dose, quindi abbiamo deciso, con Oxford e le autorità regolatorie, di portare il vaccino da una a due dosi. Voglio essere chiaro: nel caso volessimo passare alla strategia della dose unica, dovremmo fare uno studio per provarlo”.  

Il nostro obiettivo è consegnare all’Italia “20 milioni di dosi, di cui 10m milioni dalle importazioni, che al momento non sono sicure al 100%, per questo vogliamo essere cauti”.

“Abbiamo diverse catene di produzione – ha aggiunto - in differenti Paesi del mondo. Quello che è il minimo che ci impegniamo a consegnare nel secondo trimestre sono dieci milioni di dosi, che saranno prodotti interamente dalla catena produttiva europea. Però abbiamo anche l’obiettivo di portare 10 milioni di dosi aggiuntive dalle altre catene che abbiamo in tutto il mondo. Abbiamo più di 20 stabilimenti che lavorano a questo vaccino in quindici paesi differenti. Le procedure di importazione non sono semplicissime, devono essere approvate e gestite nella forma più corretta”. “A livello europeo – ha detto poi - ci proponiamo di arrivare a 180 milioni di dosi nel trimestre”

Parlando poi dei ritardi nelle consegne Wittum ha chiarito che “abbiamo una relazione con il ministro Speranza e la struttura commissariale di Arcuri, li aggiorniamo costantemente. In questo momento stiamo lavorando senza riserve di stock, ogni dose prodotta viene messa sul mercato e consegnata, quindi qualsiasi ritardo di un test di qualità, qualsiasi imprevisto, che sono normali nella produzione, fa slittare un lotto di produzione da una settimana all’altra, ma aggiorniamo la struttura di Arcuri davvero molto frequentemente”.

“Il brevetto si riferisce alla ricerca e alla proprietà intellettuale della ricerca, nel caso del vaccino AstraZeneca la proprietà intellettuale è di Oxford. Quello a cui siamo assolutamente disposti è cedere licenze di produzione per far sì che si possa accelerare. È quello che abbiamo fatto negli ultimi mesi: i 20 stabilimenti di produzione non sono assolutamente solo nostri”.

“Lo stiamo già facendo – ha proseguito - e siamo disposti ad aumentarlo, però voglio essere molto chiaro: per aumentarlo abbiamo bisogno di due condizioni: un partner capace di gestire questo processo di produzione, perché il trasferimento tecnologico non è assolutamente facile, poi abbiamo bisogno di un partner che abbia capacità di produzione di decine di milioni al mese. Non è semplice. Ho passato da giugno a dicembre a cercare partner, tanto in Italia come in Europa. La settimana scorsa abbiamo annunciato un accordo con una società tedesca per aumentare la produzione di sostanza attiva, che è dove abbiamo avuto i problemi di resa”.

“Il target 2021 sono 300 milioni di dosi, di queste 40 milioni andranno all’Italia. È il più o meno il 13% della produzione e corrisponde alla percentuale della popolazione italiana su quella europea”.

“Sono dispiaciuto da questa situazione, dalle tante polemiche che ci sono, noi abbiamo portato in 11 mesi un vaccino, approvato e sicuro, stiamo producendo 3 miliardi di dosi per tutto il mondo e abbiamo deciso di rinunciare ai profitti durante la fase della pandemia. Avevamo l’impegno di consegnare 8 milioni di dosi nel primo trimestre, ne consegneremo poco più di 5 milioni e ci rendiamo conto che non abbiamo rispettato i nostri impegni, però abbiamo aggiornato tempestivamente commissario e ministro appena saputo dei problemi di produzione, che possono succedere su un vaccino che non avevamo mai prodotto”.

“Abbiamo fatto stime chiare – ha spiegato - di quella che è la produttività degli impianti, in molti impianti nel mondo abbiamo raggiunto questa produttività, purtroppo nell’impianto europeo non l’abbiamo ancora raggiunta ma stiamo lavorando giorno e notte per farlo e stiamo utilizzando la capacità globale di AstraZeneca per importare dosi da tutti i continenti”.

“Siamo in contatto con l’Aifa con la quale c’è una collaborazione molto aperta. Questa è una decisione che deve prendere Aifa di concerto con il ministero della Salute, ma abbiamo dalla Scozia dati aggiuntivi che possono essere utili. In Francia e in Germania si sta già valutando questa ipotesi, vedremo nei prossimi giorni”. Così a Buongiorno, su Sky TG24, Lorenzo Wittum, amministratore delegato di AstraZeneca Italia, commentando la possibilità che il vaccino AstraZeneca possa essere utilizzato in Italia anche sulle persone con più di 65 anni.

Ma il vaccino va bene per gli ultrasessantacinquenni secondo voi? “Basta guardare la scheda tecnica di Ema – ha risposto Wittum -, il vaccino è approvato sopra i 18 anni”.

“Sul tema varianti ci sono molte opzioni aperte: sulla variante inglese abbiamo già i dati, c’è un’efficacia assolutamente sovrapponibile. Nel caso delle atre varianti stiamo studiando diverse opzioni in laboratorio. Il vaccino si può ingegnerizzare facilmente e adattare alle diverse varianti, nelle prossime settimane speriamo di avere dei risultati e vedere quale sarà l’efficacia del vaccino su queste varianti”.

Sezione: Altre Notizie / Data: Lun 01 marzo 2021 alle 12:00
Autore: Christian Pravatà / Twitter: @Christianpravat
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