"La terza dose deve essere contemplata come un vero e proprio programma di sanità pubblica a lungo termine, perché la maggior parte delle persone dopo 6 mesi dalla seconda dose diventa molto più suscettibile a trasmettere la malattia e in alcuni casi anche ad ammalarsi". Sono le parole di Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia presso l'Università di Padova.

Sezione: Altre Notizie / Data: Lun 25 ottobre 2021 alle 16:50
Autore: Simone Gioia
vedi letture
Print