Il contagio “è un fatto di probabilità, non si è mai detto che all’aperto il rischio è zero. Dipende dal tempo, dall’intensità e dalla vicinanza. Stare a gridare vicini aumenta la probabilità. ”. Così a Timeline, su Sky TG24, il virologo dell'università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco.

Con i festeggiamenti per la vittoria dello scudetto dell’Inter, ha commentato, “era andata piuttosto bene, lì eravamo ancora in una condizione migliore: eravamo da poco usciti dal lockdown, che ha fatto il grosso del lavoro, e lì la variante delta non c’era ancora. È un fatto legato alle aperture in senso stretto, in tutta Italia continuiamo ad avere tutta una serie di contatti e seppur il singolo contatto ha una probabilità bassissima, però non è zero. Il problema è la sommatoria di tanti contatti interpersonali.

“Gli hub sono serviti per raggiungere velocemente le persone che desideravano vaccinarsi, ora va fatto un lavoro su chi è dubbioso, non dico i no vax, ma i “nì vax”, se possiamo immaginare questa categoria. Non è facile, una quota parte potrà essere raggiunta se ha avuto difficoltà, diffidenza o non è stata proattiva, ma temo davvero che uno zoccolo duro di persone non si riuscirà a convincere. Diciamolo chiaramente, a me non dispiacerebbe anche l’obbligatorietà del vaccino”. Lo ha detto a Timeline, su Sky TG24, il virologo dell'università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco.

Quello che è stato fatto in Francia, inibire l’accesso in molti luoghi a chi non è in possesso di Green pass, “è sempre qualcosa di ‘obtorto collo’, spiacevole – ha proseguito -, così come in Italia è stata già una sconfitta l’obbligatorietà per il personale sanitario. È vero, vaccinandosi si rischia qualcosa, poco, pochissimo,  ma questo serve per convivere con il virus in modo migliore e recuperare la libertà. Il Green pass diventa un convincimento, se vogliamo anche forzoso, ma ci sta, nell’interesse dello Stato, su due elementi: la ripresa dell’operatività e degli interscambi ma anche una riduzione dei costi sanitari. Oltre a soffrire, le persone che finiscono in terapia intensiva costano una quantità di denaro notevole e occupano spazi che dovrebbero essere dedicati anche ad altre patologie. L’interesse istituzionale dello Stato c’è e a mio avviso il Green pass è una stringenza, magari anche maldigerita, che lascia una libertà ma fa sì che si possa orgogliosamente dimostrare di essere solidali. Col mio Green pass dimostro di aver corso dei rischi per la comunità di cui faccio parte”.

Tra le misure di contrasto al covid a cui il Governo dovrebbe pensare “c’è il tracciamento. Ora c’è la possibilità di mantenerlo per quanto possibile. Poi regolarsi sugli elementi più importanti, come l’impegno degli ospedali. Sicuramente possiamo modificare degli aspetti riguardanti l’incidenza, perché abbiamo visto che se il vaccino anche da noi e nelle altre nazioni funzionerà e continuerà a funzionare per evitare la malattia grave, allora questi sono i parametri che ci interessano, ovvero quante persone si ammalano gravemente”. 

Sezione: Altre Notizie / Data: Mar 13 luglio 2021 alle 21:00
Autore: Christian Pravatà / Twitter: @Christianpravat
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