Il magistrato Alfonso Sabella è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sul caso Willy Monteiro e l’attenzione mediatica sugli arrestati. “Non c’è dubbio che ogni soggetto sottoposto ad indagine, qualunque siano le sue colpe, più o meno accertate da sentenze definitive, ha dei diritti che vanno riconosciuti e tutelati, questa è la differenza tra lo Stato e la criminalità –ha affermato Sabella-. Devo anche dire però che quando ti rendi protagonista di una vicenda di questo tipo, il tuo diritto alla privacy viene sostanzialmente limitato, non hai più quel diritto pieno che avevi prima di commettere il reato. E’ chiaro che si crea un’attenzione mediatica molto forte su di te ed è fisiologico che alcuni particolari, non strettamente attinenti alle indagini, possano venire fuori. I giornalisti dovrebbero sicuramente evitare di diffondere notizie non verificate, ma che sono solamente voci di corridoio. Chi riporta certe frasi dovrebbe avere quantomeno il buonsenso di avere delle fonti certe. Anche perché non mi risulta che sia stata riconosciuta l’aggravante dell’odio razziale”.

Sulle misure di prevenzione. “Occorre che si metta mano alle misure di prevenzione. Il problema nella criminalità nel nostro Paese non è solo la mafia. Occorre trovare degli altri strumenti di prevenzione più moderni, più adeguati alla nostra società”.

Sull’influenza delle serie tv sulla criminalità. “Prima di cedere i diritti del mio libro al produttore che aveva intenzione di fare una serie tv, ho fatto alcuni patti ben precisi: non ci devono essere equivoci tra buoni e cattivi e lo spettatore si deve alzare dalla sedia con la voglia di stare dalla parte dei buoni. In alcuni film invece è avvenuto il contrario. Ne “Il Padrino” ad esempio la mafia viene raffigurata in maniera etica, addirittura epica. Se andiamo a vedere il look di questi ragazzi arrestati per l’omicidio di Willy, ricorda molto i personaggi della serie “Gomorra”. Anche se guardiamo i videogiochi di oggi, ai miei tempi c’era Super Mario, oggi solo giochi pieni di violenza. I neomelodici ai miei tempi cantavano il contadino, oggi cantano i mafiosi al 41-bis, bisogna anche adeguare le norme a questa mutata realtà”.

Sezione: Altre Notizie / Data: Mar 15 settembre 2020 alle 18:10
Autore: Rosa Doro
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