E' bene tranquillizzare i nostri concittadini, garantendo loro che l'Italia non è sulla strada per un conflitto bellico contro la Russia e che nessun soldato italiano verrà coinvolto in operazioni militari in Ucraina. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel suo intervento di oggi a Gorizia, durante la terza edizione del Festival del Cambiamento. 
Durante l'evento, organizzato dalla Camera di Commercio Venezia Giulia insieme a The European House Ambrosetti, si è posto l'accento sulle sfide e sulle prospettive del futuro, sottolineando ancora una volta il forte impegno dell'Italia per favorire la pace e garantire la stabilità nella regione.

"Non dobbiamo favorire un’escalation di comunicazione come fossimo a un passo dalla guerra mondiale perché non lo siamo. Tra una situazione complicata e l’essere a un passo da una guerra mondiale ce ne corre”, ha detto il ministro. “Non siamo in guerra con la Russia", ha aggiunto Tajani. “Il materiale militare che inviamo serve all’Ucraina per difendersi e l’Ucraina si è impegnata a non usare nessuna arma che viene dall’Italia in territorio russo. Noi condanniamo l’invasione dell’Ucraina, il mancato rispetto del diritto internazionale e chiediamo che ci sia una pace giusta con il ritiro delle truppe di occupazione”, ha continuato. 

Sul fronte mediorientale, il titolare della Farnesina ha osservato: “Stiamo lavorando con i Paesi arabi, Algeria, Egitto e Tunisia, perché possano spingere Hamas a trovare un accordo, e cerchiamo insieme a Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia di spingere perché non ci sia l’attacco a Rafah e si giunga a un cessate il fuoco, per riportare a casa gli ostaggi e portare aiuto alla popolazione palestinese. L’attacco porterebbe troppi morti e ciò non va nella direzione della linea italiana”, ricordando lo stanziamento di 5 milioni di euro per gli aiuti alla popolazione palestinese. “Siamo amici di Israele – ha aggiunto – ma siamo favorevoli a uno Stato palestinese che conviva con Israele in pace con un mutuo riconoscimento tra i due Paesi”.

Infine, Tajani ha affrontato la questione degli attacchi dei ribelli yemeniti nel mar Rosso: “Il 40 per cento dell’export marittimo passa da Suez e una fetta importante delle nostre esportazioni è quindi condizionata dal passaggio nel Mar Rosso. I costi del trasporto marittimo stanno aumentando perché aumentano i costi delle assicurazioni e c’è un calo dell’attività portuale”, ha spiegato il ministro. “I porti più a rischio sono quelli di Gioia Tauro, Brindisi, Taranto, Genova e Trieste. I danni sono minori rispetto a quelli temuti, ma bisogna vigilare", ha concluso. 

Sezione: Politica italiana / Data: Mar 07 maggio 2024 alle 16:40
Autore: Tommaso Di Caprio
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